Storie a puntini
Dobbiamo constatare la distanza tra il conservare come “far perdurare” e il conservare perseguito come “agire per far continuare ad esistere”
F.Doglioni
Io sono Michele Bondanelli
Architetto BIM Specialist esperto in restauro architettonico e ti do il benvenut@ su Pensieri OutOfBIM
La newsletter che parla di tecnologie digitali nel mondo del restauro e della conservazione.
A un certo punto ci ho anche creduto!
Di che sto parlando? Ovvio di rugby e di Italia-Irlanda, della partita contro i numeri 1 del mondo! Ma a tutto c’è un limite, ma sono convinto che ci siamo, si vede un barlume di strada ovale!
Non ho visto il ritorno del trofeo Laigueglia ma che bello riavere una corsa importante che da ragzzino mi entusismava un sacco e francamente non so il perchè! ancora me lo chiedo.
Mi sono ascoltato con piacere la live di Mario Napolitano quellochefabim su instagram, seguilo è un punto di riferimento fondamentale nel panorama del mondo BIM italiano.
E poi una super puntata di SNAP architettura imperfetta che parla della newsletter passata! Ascoltala!
Pensieri (H)BIM
In settimana ho seguito alcuni convegni alcuni dei quali sulla digitalizzazione del progetto di resturo.
Ti confesso che l’argomento è decisamente controverso e complesso come del resto la materia del restauro.
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Per prima cosa credo che non vi possa essere una via unica nel HBIM, tanto che forse il perseguire la strada della standardizzazione e della parametrizzazione forse potrebbe essere controproducente e prosciugare il dibattito lasciando campo a tecnicismi più da “coding” che da cultori della materia.
In un intervento è emerso un tema decisamente importante.
Il fattore tempo! Cioè:
per realizzare un progetto digitale di restauro e conservazione serve (più) tempo! Su questo chi smanetta da mò ne è ben consapevole e finalmente qualcuno lo porta alla luce.
In realtà se proprio vogliamo essere sinceri un progetto di restauro comunque, qualsiasi tecnologia o metodologia si voglia utilizzare come strumento di comunicazione, necessita di tempo.
E’ il tempo della conoscenza! Che ormai di prassi si minimizza e si utilizza come paravento della digitalizzazione!
RISPARMIARE TEMPO! Imperativo presente della professione. La cui medicina è la digitalizzaizone… chissa Marco Ermentini se ha già invetato qualche farmaco specifico
Ma per un progetto di restauro questo implica meno qualità! Si perchè meno tempo a disposizione vuol dire meno possibilità di conoscenza diretta, ora mi dirai ma le indagini, le prove non distruttive il laserscanner, il BIM…… tutto si fa in uno schioccare delle dita.
Perdonami ma l’effetto è quello di Thanos con le gemme dell’infinito!
L’oggettività della conoscenza e l’auspicio di una sua completezza sono aspirazioni spesso legate alla sfera digitale ( o comunque al marketing tecnologico), e che fin dal passato hanno contraddistinto un determinato pensiero progettuale dove l’oggetto esistente o è una quinta scenica o è un foglio di carta carbone dove ricopiare “un antico splendore” ( ho i brividi solo a scrivere queste parole).
Non è proprio pensabile quindi scindere l’aspetto di approccio progettuale a quello di concezione della metodologia BIM nel campo del restauro. Se per l’architettura “nuova” l’aspetto compositivo non influenza significativamente la procedura di modellazione sia 3D che informativa ( l’architettura organica ha da tempo tracciato la sua linea facendo del modello digitale un vero e proprio must), nel progetto di restauro l’atteggiamento verso la materia antica determina profondamente anche la costruzione del modello informativo 3D. E quindi il tempo necessario per sviluppare un “modello”.
Vi è poi una questione importante che è quella di saper scrivere ( realizzare modelli) e saper leggere (utilizzare e interpretare i modelli). La lunga tradizione della rappresentazione del costruito impone anche al HBIM una scala diversa di comunicazione.
La realizzazione di un modello rappresentativo dello stato di fatto di un edificio antico impone dei compromessi, compromessi che nella rappresentazione 2D consolidata non sussistono ( ho detto consolidata e non CAD è….).
Un esempio su tutti è quello dei muri “storti”!
Non è che non si possono fare, o quantomeno con Archicad si possono fare, la questione è il tempo necessario per realizzarli e per rendere l’output coerente con il l’aspettativa del fruitore del documento grafico.
Ti do un ordine di grandezza, che ho calcolato attraverso il ROI Taskomat!
Il modello dell’ex Chiesa di San Giovanni dove ho fatto uso “smodato” delle mesh e di Rhino ha richiesto solo di modellazione 3D con interpretazione del sistema stratigrafico costruttivo, cioè cercando di comprendere le fasi costruttive e murarie, 580 ore di lavoro, il risultato grafico di output 160 ore di lavoro. Il modello dell’edificio anni ‘20 40 ore di modellazione, l’output 2D 8 ore.
Mancano le ore di informazione del modello……….. ma tutto fa BIMMMMM!
Tools
Ringrazio Mario Napolitano (quellochefabim) per la superdritta.
Mario nei giorni scorsi ha lanciato un sondaggio su cosa ci si aspetta da Archicad 27 ed io gli ho detto “ migliorare la gestione della nuvola di punti e delle coordinate topografiche”. Ha risposto con un tools molto interessante
Cloud Tool di airc.digital. Di fatto va inserito nella libreria di sistema e lo si ritrova come oggetto con alcuni parametri interessanti.
Il tool è interessante soprattutto nelle funzioni di trim della nuvola, cioè puoi ridurre ciò che vedi, e nell’orientamento della stessa funzione che potrebbe essere utile se non necessiti di georeferenziazione.
Ha un costo di 90 sterline e proprio il suo limite è che lo si acquista dall’inghilterra, o almeno per me.
Potrebbe essere utile a chi fa due operazioni due e vuole farle tutte in Archicad.
Lezioni del Qubo
Il titolo prende ispirazione dal mitico gruppo musicale bolognese Lino e i Mistoterital.
E se anche tu negli anni ottanta giocavi con maglie in lino mistoterital con il numero in plastica ad alto valore di sudorazione allora capirai il perchè del paragone con il progetto di restauro…….