Storie a puntini
L’opera del poeta non consiste nel dire quel che è avvenuto ma nel dire quello che piò avvenire
Aristotele (Poetica)
Io sono Michele Bondanelli
Architetto BIM Specialist esperto in restauro architettonico e ti do il benvenut@ su Pensieri OutOfBIM
La newsletter che parla di tecnologie digitali nel mondo del restauro e della professione di architetto.
Sono a corto di ventole! Banale, banalissimo ma è la cruda realtà.
“Direi che è il modo migliore per far prendere fuoco ad un architetto” cit.
Pensieri (H)BIM
I miei pensieri di questa settimana si soffermano su un argomento che forse ha avuto poco risalto, un po per l’estate un po perchè di fatto non se la fila più nessuno, la teoria.
Voglio ragionare su quanto emerso nel III Convegno SIRA 2023 che si è svolto a Napoli dal 15 al 16 giugno a cui NON ho partecipato ma di cui ho letto e seguito il dibattito successivo.
Trovi su Ingenio molti spunti, ti consiglio una lettura critica!
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Parto dalla fine. Dalla proposta di emanazione di Linee Guida ministeriali per gli interventi di restauro “ai sensi del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio D.Lgs. 42/2004”. Il testo integrale lo trovi qui.
Che in pieno spirito digital era e (H)BIM le chiamerò LiGuMIR, e magari chiederò all’amico farmacista architetto Marco Ermentini un bel bugiardino.
Già fa caldo tanto che le zanzare si suicidano sulla ventola del mio Intel i7 soprannominato Sandokan ma Linee Guida?
La proposta parte dall’art.29 del D.Lgs 42/2004
“Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale.”
Che a mio parere va benissimo, ma forse dovrei dire andava benissimo vent’anni fa, ma che rimane come giusto che sia una definizione da “normativa”.
Concentrarsi su una definizione piuttosto che su un obiettivo tende a mio giudizio a radicalizzare il progetto di restauro a un ingranaggio produttivo da massimizzare e rendere sempre più efficiente e perfetto. BIM!
La teoria del restauro, con alti e bassi, da quando si è costitutita come amito autonomo ripetto all’architettura e alle arti figurative oscilla tra due finalità:
a) salvare l’opera d’arte
b) salvare il documento storico
“In Italia a determinare i due campi sono il Positivismo e l’estetica crociana. Il primo è fondamento del restauro filologico e scientifico, il secondo di quello critico. Fra i due poli si crea un’area che fa propri alcuni aspetti di entrambe le correnti indifferentemente e ne lascia in subordine altri, sino a far scomparire le differenze e demandare la decisione al momento della sceltaoperativa.
E’ questa la teoria del caso per caso.”
Con queste parole illuminanti Anna lucia Maramotti nel suo libro Passato, memoria , futuro chiarisce la pratica concreta e quatidiana di chi fa restauro. Continua Anna
“ L’antinomia fra arte e storia (cui si fa riferimento nelle carte del restauro, nei testi dei teorici del restauro e nella legislazione) è presupposta. Si tratta di smantellare questo pregudizio che considera l’arte una manidfestazione astrabile dal tempostorico e il documento privo di valenze estetiche”.
Questa antinomia viene amplificata dal Principio del risultato contenuto nel D.Lgs 36/2023 Nuovo Codice degli Appalti Pubblici.
To-Do list is better!
Il documento proposto dal comitato Sira è molto corposo e ben strutturato ma contiene al suo interno quei limiti citati dalla Maramotti. Al punto 2.2 sulla programmazione dei lavori pubblici ( e qui abbiamo già un bias cognitivo che esclude a priori il privato) si pone l’accento sul “CHE COSA” e sul “COME” tralsciando o forse dando per scontato il perchè. Il tutto riamandando ad una altra Linea Guida1 la LiGuRPoFTEPoBACoPuLa ( acronimo vietato ai minori, ah che mi sono inventato io sia chiaro eh!)
Insomma una sorta di scatola cinese del Codice di Morgan e Bartholomew.
Il capitolo 3 pone l’accento alla conoscenza e apre con la seguente affermazione:
Il rapporto tra conoscenza e conservazione è al centro delle elaborazioni culturali che hanno accompagnato costantemente l’esercizio della disciplina del restauro; in sintesi, all’interno del processo progettuale del restauro, detto rapporto comporta l’attività di ‘riconoscimento di valore’. Riconoscere è un’azione analoga al ricordare, al rinnovarsi nella nostra coscienza di una esperienza nota -‘sperimentata’- divenuta consueta e tipica e per questo rimasta impressa in forma di memoria incline a essere rievocata: riconoscere implica aver conosciuto e ciò comporta la ricerca di informazioni utili alla costruzione di un appropriato sistema di dati.
Da sempre, da Boito a Giovannoni, da Ruskin a Viollet sino a Brandi e Pane il restauro s’identifica con il problema della “memoria” e “dell’oblio” . Il superamento di tale problema è proprio nella consapevolezza che la conoscenza non costuisce rapporti di giudizio. L’approccio proposto nel documento sottende un pre-giudizio che determina le azioni di conoscenza; in parole povere trovo ciò che cerco. La definirei una googolata sulla materia antica.
Il capitolo 7 parla di Metodologie digitali per la gestione degli interventi.
Boh! fa troppo caldo me lo devo rileggere……..
Perogalli nel suo Monumenti e metodi di valorizzazione (1991) afferma che la conservazione ( o se preferisci il progetto di restauro) “attraverso la preliminare ricerca di senso” manifesta una scelta consapevole che evitando ogni pregudizio va al cuore del problema “ il mantenimento del documento, segno testimoniale senza il quale si ha la perdita della memori e della cosienza storica”.
In questa era post Carbonara la consapevolezza che né la conoscenza né il cantiere di restauro esauriscono le domande e gli interrogativi che caratterizzano la materia antica ci impone di “smantellare” forme precostituite di indirizzo che trovano solo riscontro in forme di burocratizzazione e standardizzazione del progetto.
Al prossimo LiGuMIR!
Lo-Fi
Reality Capture è una delle applicazioni che sta rivoluzionando la fotogrammetria.
Costi di elaborazioni bassi, velocità, prestazioni alte.
Ma quale hardware serve per far girare al meglio RC?
Reality Capture utilizza in modo diverso la CPU a seconda della fase del flusso di lavoro che si sta eseguendo. Come per tutte le applicazioni di fotogrammetria RC necessita di una combinazione bilanciata tra CPU e GPU ma per elaborazioni di architettura indubbiamente il carico maggiore lo assorbe la CPU in fase di allineamento e di elaborazione del modello. La scheda video deve essere una CPU NVIDIA in quanto il supporto CUDA è essenziale nello sfruttare al massimo la specificità di RC. La potenza della GPU entra in gioco con grandi elementi per la visualizzazione di mesh e per il texturing. RelityCapture secondo i test di Pugetsystems lavora molto bene con la doppia GPU ma esperienza personale una singola è più che sufficiente per la fotogrammetria dei vicini anche perchè aumentare il numeri di immagini in un’unica elaborazione poi comporta seri problemi di fotocoerenza che attualmente nessun software gestisce, ma il buon senso lo fa più che egregiamente.
In RC la RAM gioca un ruolo in funzione del numero di immagini processato, fino a 2000 immagini 16 gb sono sufficienti e tieni conto che l’incremento è lineare ma vale quanto detto prima sui problemi di fotocoerenza.
Le unità di archiviazione per esperienza diretta ti dico che le SSD NVMe M.2 sono le migliori, per l’archiviazione al termine della commessa e quindi nel caso aprire in tempi successivi il lavoro senza fare troppe operazioni uso gli HD SATA a 7.200 RPM Barracuda ottimo rapporto qualità prezzo prestazione.
Riassumendo ad oggi ti consiglio senza spendere delle fortune:
CPU Intel Core i9 10850k
GPU NVIDIA RTX 4060 TI 8Gb
64 Gb di Ram
Samsung 970 EVO Plus 1 TB PCIe NVMe M.2
Il tutto poi da utilizzare tra ottobre e giugno, dopo solo salsiccia e castrato!!!!!!
Lezioni del Qubo
La radio dell’estate….volume a palla
Linee guida per la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica da porre a base dell’affidamento di contratti pubblici di lavori del PNRR e del PNC, luglio 2021